Pensieri

Il grido degli ulivi

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Il grido degli ulivi

Siamo una generazione “fortunata” del dopo guerra,
abbiamo sentito racconti di contadini e dai nostri genitori,
ci siamo emozionati per ciò che ascoltavamo sui predecessori
che non abbiamo neppure conosciuto,
abbiamo sentito parlare di fame, miseria, guerra e lavoro duro nei campi,
battaglie vinte dai contadini per l’ottenimento di terre da coltivare,
coloni al servizio dei padroni per un pezzo di pane e nel cuore
l’orgoglio di avere il proprio piccolo campo di ulivi
a garantire anche solo la fornitura familiare.
Insieme ai fratelli abbiamo aiutato i padri nei campi e conosciuto
il sacrificio delle mattine gelide e le dita ghiacciate
con la schiena curva a raccogliere olive
oppure a liberare la terra degli ulivi dai sassi ammassandoli
come muretti di confine.
Fortunati per non essere dovuti partire per la terza guerra
oggi assistiamo allo scempio di ulivi millenari,
i nostri padri e nonni sono inorriditi dal crudele destino dei loro ulivi,
a volte mi sembra senza speranza,
un grido degli ulivi ignorato,
un grido degli ulivi senza suono nè voce a seguire.
Piango ogni volta che penso a questo scempio,
questa è la nostra guerra,
la guerra che sta vivendo la nostra generazione.
Non rimarranno alberi a ricucire le brutture sulla terra?
Non a ricordare che il tempo passa per gli uomini ma non per le piante e le case?
Piango perché stanno distruggendo il Paese mio.
Il mio Salento.
Gianni 🌹
10 Lug 2021
#puglia #salento #ulivi #contadini #veglie

  1. Parafrasando Ungaretti: “Cessate di uccidere i …nonni”. (“Cessate di uccidere i morti”, recita il testo originale). I nostri nonni! Quelli che con fatica e amore, con lotte e con sudore, hanno conquistato, a una Natura aspra e selvaggia, palmi di terra da mettere a coltura, per donarci uva e olio, grano e fichi in abbondanza, stanno morendo una seconda volta nel vedere i loro ulivi disseccati, i pozzi avvelenati, l’aria contaminata. E tutto per la nostra smisurata avidità. Sulle loro tombe, ai piedi dei loro ulivi dovremmo inginocchiarci e chiedere perdono. Grazie Gianni per quest’inno a Madre Natura e per questo.omaggio ai nostri avi.

  2. Grazie a Te Sasà, non ci sono parole da urlare davanti a questo delitto, ho paura di tornare in Salento dopo 3 anni che non ci vado, il paesaggio io immagino, è di desolato sconforto, ricordo negli anni passati piante rigogliose straripanti di salute! Devo però aggiungere che parte del problema, per parer mio, sia da addebitare alla cattiva coltivazione della suolo coltivato, 5 o 6 anni fa sono stato in un presidio di occupazione contro l’abbattimento degli ulivi, ho dovuto in quell’occasione, constatare come le piante di quel fondo apparissero secche e malate a differenza di un fondo accanto, con alberi verdi e sani, bene, nel fondo malato avevo subito notato che da tempo non si era arata la terra, qualcuno mi aveva detto che non si usa più tanto arare quanto invece utilizzare dei diserbanti. Questo non toglie ancora una volta responsabilità a quello che stiamo facendo contronatura agli alberi!

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